domenica 26 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 5

Era ora, capo, finalmente sei tornata. È tutto il giorno che ti aspetto e cominciavo a spazientirmi. Qui tutto bene: sono stata due ore di vedetta alla finestra della cucina e ti posso assicurare che in giardino non abbiamo avuto intrusione di pelosi stranieri. Sono riuscita anche a fare due capatine al limite del balcone (se mi lasciassi la portafinestra aperta potrei fare un numero maggiore di verifiche: dai, ormai é primavera, c'è caldo, non ti senti soffocare a tenere tutto chiuso? Se hai freddo, mettiti una maglia, ma fai entrare questo profumo inebriante di verde novello): tranquilla, é tutto sotto controllo, roditori nessuno,  insetti ancora pochi, emergenza formìche nulla da dichiarare. Io il mio lavoro l'ho fatto e tu con il tuo come sei messa?
Stanca? È normale, anch'io sono stanca, che cosa vuol dire? Speravi di correre tutto il giorno ed essere pronta e pimpante per una serata di follie? Guarda che la primavera non c'entra e neppure l'età, o perlomeno, non del tutto: chi corre tutto il giorno alla sera é stanco, altrimenti invece di un essere vivente, sarebbe una macchina. Sempre ammesso che anche le macchine non si stufino e quando meno te lo aspetti ti piantino in asso, come tu fai esperienza molto spesso.
Dai, capo, adesso smettila di aggirarti e siediti qui, tranquilla, vicino a me, anzi con me sulle ginocchia: lo sai che questo é il momento più bello della giornata? Tu dici sempre che le ore più belle sono le prime del mattino, quando ancora il giorno é lí da venire, gravido di promesse e di speranze, ma io é questo quello che preferisco, quando ci lasciamo la fatica e le difficoltà alle spalle e ci raccontiamo ciò che é successo, ci congratuliamo reciprocamente per i nostri successi e ci consoliamo per i fallimenti.
Ecco, così, da brava, allunga le gambe così mi posso mettere comoda  e adesso parliamo un po': come stanno i tuoi clienti? Scusami, volevo dire pazienti, lo so che non ti piace chiamarli clienti: pazienti pazienti pazienti, prometto che non sbaglierò più.
Beh, stanno tutti bene? Come dici, ci sono delle cose che proprio non capisci? Solo qualcuna? Io centinaia, se é per questo, e non faccio tutte le storie che fai tu. Adesso non cominciare subito ad adombrarti e spiegami bene che cosa é successo: magari parlandone insieme, con calma, o troviamo una soluzione al tuo problema o ce ne facciamo una ragione e ci mettiamo l'anima in pace.
Dunque: un signore in lá con gli anni (d'accordo, si dice "non più giovanissimo". Come vuoi tu: non facciamo però un processo ad ogni parola o non ne veniamo più a capo) dopo una grave emorragia interna ha continuato a gestire da solo i farmaci che agiscono sulla coagulazione del sangue e oggi ha rischiato una seconda emorragia.
Beh, perché ti meravigli in questo modo? Lo sai quante volte succede? Cosa c'è di così strano: semplicemente le persone non si rendono conto di quanto i farmaci possano essere pericolosi e che non sono in grado di stabilire da soli le  dosi e quando e come assumerli.
Ah, sono mesi che lo dici a lui e ai suoi figli e sono mesi che ti rispondono che sono perfettamente in grado di cavarsela da soli anche di fronte all'evidenza del contrario. Continui a chiederti che  cosa li renda così sicuri di non aver bisogno di aiuto e così diffidenti verso di voi che glielo volete dare.
Non lo so, capo. Posso solo azzardare delle ipotesi, ma so già che non ti piaceranno.
Comunque: per troppi anni avete mandato alle persone messaggi troppo discordanti e contraddittori, nella guerra fra marchi e generici avete smarrito la priorità del principio attivo e del dosaggio, nella rivalità con i medici si é perduto il senso di collaborazione reciproca, sul campo di battaglia della sopravvivenza é caduta l'identità professionale e di ruolo.
Su, non farne una questione personale e non avvilirti, vedrai che piano piano, una persona alla volta, riuscirai a convincerle che un buon farmacista magari non ti salva la vita, ma può almeno semplificarla notevolmente.
Stai meglio? Te lo avevo detto che affrontare insieme le difficoltà ci fa sentire meno soli e rende l'esistenza più leggera.
Adesso, però, lasciami un po' tranquilla: la primavera é arrivata e l'invasione di formiche é alle porte. Devo elaborare un piano di difesa per fermare l'assalto alla nostra cucina. Mentre io pianifico, però, tu non stare lì impalata ad aspettare un miracolo dal cielo, datti da fare e pulisci tutto per bene, altrimenti abbiamo già perso la guerra prima ancora di cominciare.


domenica 19 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 4

Senti, capo, mi sarebbe venuta un'idea. Perché non facciamo anche noi come molti tuoi colleghi  e prepariamo qualche bel video per i nostri clienti e amici? Modestia a parte, io una certa presenza scenica l'avrei e in quanto a personale penso proprio che posso dire la mia, non credi?
Ne ho parlato anche al mio circolo peloso e tranne quella smorfiosa della  gatta di tuo marito, quella Filtri per intenderci, sicuramente invidiosissima, tutti sono stati d'accordo che farei una figura magnifica.
Cosa dici? Non ti piace l'idea? Non ti interessa una comunicazione veloce, efficace, dinamica, facilmente fruibile da tutti, alla portata di tutti, popolare e immediata?
Questa me la devi proprio spiegare: perché noi dobbiamo sempre complicarci la vita? Perché, almeno per una volta, non possiamo fare come tutti, prendere una strada già battuta, rincorrere un successo facile e concreto? Ah, già, a te le cose semplici non piacciono, se tutti vanno di qua tu devi andare per forza di là, a te piace la parola scritta, la sottile magia che si evoca ogni volta che le parole si srotolano sulla pagina e i pensieri, da confusi ed indistinti, diventano prima segno che suono, e costringono i tuoi poveri lettori a un'attenzione impegnativa.
Ma dove vivi? Pensi davvero che il mondo sia come tu lo vuoi? Oggi nessuno vuole fare sforzi inutili, i giovani preferiscono un'informazione rapida semplice, pigi su un tasto l'ascolti  e via, senza tutta quella fatica di leggere una parola dopo l'altra, cercare di capire anche quando usi dei termini meno comuni, entra un messaggio, esce un messaggio, avanti il prossimo, c'è posto e tempo per tutti.
Sai quante nuove persone potremmo raggiungere, quanti mi piace, che fama, che popolarità?
Non ti interessa? E che cosa, di grazia, ti interessa?
Come sei complicata! A te piace costruire piano piano dei legami più profondi, condivisi e partecipi, il tuo impegno nello scrivere e lo sforzo di chi ti legge, la cura con cui scegli le parole e la cortesia di chi le accoglie, il desiderio di rubare una frazione di tempo in più perché ogni cosa non svanisca immediatamente come se non fosse mai esistita. Le parole servono per far emergere i pensieri, costruire i ragionamenti, articolare le argomentazioni: senza parole l'animo é imprigionato in un silenzio senza futuro.
Va bene, capo, ho capito: il tuo lavoro non é per tutti, lo posso anche capire.
Fai solo quello in cui credi e nel modo che ritieni giusto, e anche questo ha una sua logica.
Ma, qualche volta, potresti scendere a qualche piccolo compromesso, cosa ne dici?
Che bisogno c'era, ad esempio, di sconvolgere quel povero ragazzo che é venuto accompagnato dalla mamma per chiederti un ricostituente che lo aiutasse a imparare meglio e più in fretta? In fondo che cosa ha fatto di male a cercare un aiutino per cercare di non farsi bocciare?
Li hai fatti sedere, con calma, madre e figlio, e li hai travolti con le tue idee strampalate sull'importanza di non inseguire un voto, che non significa niente o veramente molto poco, ma di rincorrere una curiosità, un interesse, un bisogno di comprendere più intimo e profondo.
Hai visto come ti guardavano? Avrebbero semplicemente voluto un rimedio che desse loro l'illusione di una soluzione qualunque, magari qualcosa di innocuo con effetto placebo, la pillola magica che risolve tutti i problemi, che fa ricordare quello che non si é studiato né tantomeno capito, giusto il tempo di un compito in classe o di un'ultima interrogazione.
Ma tu no, tu non fai queste cose, tu li intrattieni per un'ora spiegando che le scorciatoie non esistono, né le pillole magiche, né i miracoli usa e getta.
Li hai convinti? Naturalmente no.
Sono usciti confusi e sconcertati e sono andati difilato in un'altra farmacia dove hanno comprato quello che stavano cercando e che tu non gli hai dato. E ne sono rimasti sicuramente molto più soddisfatti.
Che cosa c'è di male in tutto questo? Era così difficile accontentarli?
Lasciamo perdere, tanto parlare con te di certi argomenti é come parlare al vento.
Torniamo a questioni più serie: allora, che ne dici, mi fai fare dei video? A me piacerebbe moltissimo e potrei fare veramente faville. Vedrai, proporrò a tutti un sacco di rimedi miracolosi, anche per le pene d'amore se occorre, così tu diventi ricca, io una star acclamata, e tutti  finalmente vivranno felici e contenti





domenica 12 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 3

Su, su, capo, alzati. Cosa ci fai ancora a letto? Non ti sei accorta che le giornate si sono allungate e adesso, al mattino, albeggia molto prima? Dai, dai, alzati, non possiamo perderci il meglio della giornata, la luce che piano piano illumina la cucina, il profumo corroborante del caffè caldo. E poi io ho fame: lo dici sempre che la  colazione é il pasto più importante, che al mattino bisogna mangiare perché veniamo dal digiuno della notte e il fisico ha bisogno di carburate per rimettersi in moto.
Allora, ti vuoi decidere? Le testatine affettuose te le ho date, i grattini anche, adesso mi costringi a passare alle maniere forti o qui ci diventiamo vecchie. Su, dai, e che ci  vuole: una volta che sei in piedi il più é fatto. Il più difficile é il primo passo, poi tutto il resto viene da sé.
Ecco, brava: prima un po' di croccantini nella ciotola bianca, poi una scatoletta nel piatto blu. Che gusto mi offri, oggi? Salmone e gamberetti, o salmone o gamberetti? Perché, sai, oggi é domenica: mi andrebbe una cosina più sfiziosa del solito. Facciamo così: mezza scatoletta di salmone e gamberetti e mezza di alicette. Cosa dici? Troppo complicato? Ma é domenica, do-me-ni-ca, in qualche modo dobbiamo festeggiare: tu non vai a lavorare e io mi merito una colazione sontuosa. Mi sembra giusto.
Ah, tu devi lavorare comunque? E che cosa dovresti fare, di grazia? Scrivere con il computer sarebbe lavorare? Ma va là, lavorare sul serio é tutta un'altra cosa. E poi non ti ci ha mica obbligato nessuno: se non ne hai voglia, non lo fai. Punto.
Hai un sacco di persone che alla domenica aspettano i tuoi post? Non li puoi deludere né abbandonare?
A parte il fatto che, se mai, non aspettano te, ma ormai vogliono tutti me (tu, al massimo, mi puoi fare da segretaria/dattilografa/interprete perché, come ti ha detto anche quel tuo amico che é venuto a trovarti l'altro giorno, annovero ammiratori perfino fra i cani, per non parlare dei pappagallini e canarini vari), se non hai voglia di andare avanti, molla tutto che tanto non muore nessuno. Vedrai che sopravviviamo tutti ugualmente.
E poi perché alla domenica mattina non vai più fuori a camminare? Che pensata é mai questa? Te ne stai qui, al chiuso, con questo bel sole, sbatacchiando sedie e cassetti, aggirandoti  per la casa come il fantasma di Notre-Dame, mettendo in ordine cose che non ritroverai mai più, vagando senza pace all'inseguimento di una parola o di un pensiero che ti aleggia inespresso sotto la soglia della coscienza.
Dai, esci, fuori di qui, mi sembri in prigione. Mettiti  le tue scarpe da corsa, quelle tecniche, non quelle cosette da signora per bene che ti rovinato i piedi e la schiena (e controlla bene la suola, che non sia troppo consumata: da brava, appoggiale su un tavolo e assicurati che non siano troppo sformate, altrimenti ti faranno più male che bene); una generosa spalmata di crema solare, mi raccomando con la massima protezione, se non vuoi che la tua pelle finisca per fare invidia sia al cane Plissé (hai presente lo Shar Pei della tua amica Eleonora?) che a Macchia, il Dalmata del nostro vicino di casa;  e adesso fuori, magari sul lungolago che ti piace tanto e che oggi deve essere proprio incantevole.
Al tuo ritorno ti voglio vedere allegra e sorridente, con le guance colorite e l'umore più sereno e rilassato, come sempre quando fai un po' di esercizio fisico e ricominci a respirare a pieni polmoni.
E anche voi, Irish e Dimitri, non penserete di andarvi a sdraiare su qualche letto e a poltrire fino all'ora di pranzo? Fuori, fuori, in giardino, a rendervi utili: forza, bisogna pattugliare la proprietà contro l'invasione di lucertole, verificare che qualche topolino non sconfini, tenere a debita distanza passerotti e pennuti vari. Per forza vi hanno soprannominato fratelli Trudi: siete peggio di due gatti di peluche, con meno vivacità delle due statuette di legno che reggono i libri sullo scaffale. Fuori.
Uff, che fatica. Ogni mattina dirigere il traffico diventa più impegnativo: tu fai questo, tu fai quello, tu vai di qua, tu invece di là.
Sono spossata. Quasi quasi vado a farmi un riposino, che a mezzogiorno saran già tutti di ritorno e bisognerà organizzare una sottospecie di pasto, perché son capaci di essere anche tutti affamati

domenica 5 marzo 2017

Una gatta e la sua farmacista - 2

Finalmente sei tornata, capo. È inutile che cerchi di rabbonirmi con tanti grattini dietro alle orecchie: sono offesissima e non intendo degnarti di uno sguardo per tutta la giornata. Sono stufa di essere abbandonata e di essere lasciata sola ad occuparmi di quella banda di sciagurati che costituisce il tuo universo. Tutti entrano ed  escono a loro piacimento, neanche questa casa fosse un albergo. E non parliamo poi di tuo marito, del tutto incapace di dare delle regole. Memé è sempre fuori e di notte torna tardissimo; poi dorme tutto il giorno nascosto sotto i tuoi vestiti e, ragazzino com'è, non riesce a catturare neppure una  lucertolina ancora intirizzita dal freddo. Il Nano, poi, le lo dico, entra, brontola, si lamenta di tutto e di tutti, e se ne va ad occupare il tuo posto sul divano. Il nostro posto, per l'esattezza. Vedi tu se possiamo andare avanti ancora così. E poi ti meravigli se con te sono arrabbiatissima! Mi hai lasciata da sola a governare questa situazione impossibile e pretenderesti  anche che fossi tutta allegra e felice di rivederti!
No, aspetta, perché adesso hai quell'aria mogia mogia? Ehi, capo, che ti succede? Guarda che ne possiamo parlarne: lo sai che io brontolo brontolo, ma poi mi passa subito. Non mi piace vederti così, non è da te: ti preferisco quando sei tutta esagitata e ipercinetica, non quando ti siedi nel tuo angolo con quel l'aria da "Signora delle Camelie", ultimo atto.
Sei stanchissima? Davvero? Pensa un po', e io che credevo fossi bionica! Adesso non cominciare con le fantasie più sfrenate: non hai niente di grave, non sei malata, stai tranquilla, conduci solo una vita impossibile. Sempre di corsa, sempre con mille cose da fare, tutti gli impegni del mondo sono tuoi: che cosa vorresti? Essere anche distesa e riposata, cose se uscissi da una spa? In piedi dalle sei (d'accordo, un po' è anche colpa mia, ma tanto tu sei già sveglia: che cosa ci fai ancora a letto? Alziamoci, dai, che abbiamo da fare), se non sei in laboratorio, sei al banco, e se non sei in farmacia sei al computer. Alla sera crolli, ma siccome sei una testona, hai ancora il tablet in mano perché c'è sempre un'ultima e-mail alla quale rispondere o qualcuno che aspetta una risposta. Ti addormenti sul divano, poi ti svegli per andare a letto e non ti riaddormenti più: devo essere proprio io a dirti che ti devi dare una regolata? Non ci arrivi da sola?
Metti giu immediatamente quello che stai mangiando! Non fai che ripetere ai tuoi clienti che riempirsi di cibo spazzatura non aiuta nessuno e poi ti becco con le mani nel sacchetto delle patatine? Facile predicare bene e razzolare malissimo! Mi stai deludendo, te lo dico subito. E poi: chi ha comprato quelle cose? Non avevamo stabilito che quello che non si compra non c'è e non si mangia? Va bene, è stato quello scombinato di tuo marito, ma adesso, da brava, buttale subito nella spazzatura (mi raccomando, nell'umido, e senza sacchetto, così siamo sicure che non le mangia più nessuno), buttale e non pensarci più. Tuo marito si arrabbierà? Pazienza, non mi sembra che possa permettersi di mangiare queste cose neppure lui.
Quante volte mi hai detto che più si è stanchi e più bisogna togliere, non aggiungere: togliere gli alimenti grassi e dolci che affaticano un organismo già in difficoltà, per non costringerlo anche a digerire e a smaltire calorie in eccesso. Selezionare e ridurre gli impegni riflettendo sulle priorità: dici sempre che la stanchezza offre la migliore delle occasioni per ragionare su quali siano per ciascuno di noi le cose veramente importanti e che richiedono veramente il nostro impegno, accantonando tutto ciò che, tutto sommato, non è poi così imprescindibile. Evitare l'illusione che offrono ricostituenti ed integratori: si integra solo quello che manca e con tutto quel ben di Dio che offrono i mercati è molto meglio correggere l'alimentazione con frutta e verdura fresche che imbottirsi di prodotti a caso, solo perché lo dice la pubblicità. Infine, la cosa più importante, smetterla di lamentarsi e autocommiserarsi: con tutte le disgrazie, vere, che, purtroppo, esistono, cosa vuoi che sia un po' di stanchezza?
Sai cosa ti dico, capo? Per questa volta ti perdono. Adesso tu lasci tutto quello che stai facendo, vai a farti una bella passeggiata che così ti rilassi e ti schiarisci le idee, oltre a fare un po' di sano esercizio fisico che non guasta mai, e, quando torni, ci mettiamo sul divano vicine vicine e ci facciamo tante belle coccole: vedrai, capo, in meno che non si dica torni come nuova. Parola di Pallo.